

Ciao mi chiamo Lidia Maggio, sono una Studentessa della X WOMAN Academy di Ivan Orizio, una mezierista.
Oggi ti parlo del ruolo della musica nello sport e nella performance atletica.
Ti sembrerà scontato ascoltare musica durante gli allenamenti o avere sottofondi musicali durante le gare ma dietro tutto ciò ci sono delle specifiche motivazioni.

Da diversi anni ormai le Neuroscienze hanno puntato l’attenzione sullo studio della musica in riferimento agli effetti della stessa sugli stati emotivi e le percezioni della mente umana.
È evidente che:
– La musica riesce a catturare l’attenzione ed evocare ricordi.
– La musica è in grado di cambiare o regolare l’umore.
– Mediante la musica è possibile ridurre le inibizioni e incoraggiare il movimento.
– La musica è capace di generare emozioni.
E’ facile intuire come tutto ciò possa rivelarsi particolarmente utile per la pratica sportiva.
Grazie alla ricerca scientifica i benefici della musica sulla prestazione atletica sono stati ampiamente dimostrati nel corso degli anni.
Scientificamente la musica può ridurre la percentuale di sforzo percepito fino al 12% con aumento della performance del 15%.

Non si tratta quindi solo di uso e costume ma ci sono dati e studi che confermano la rilevanza della musica in ambito sportivo.
La teoria e le principali ipotesi scientifiche in quest’ambito, si sono fondate principalmente su 4 fattori.
1. Il nostro corpo dimostra avere una naturale propensione al movimento in risposta al ritmo, adattando i gesti ed i movimenti stessi alla musica (specialmente al tempo, o velocità).
2. La musicalità e la conseguente armonia del suono.
3. L’impatto culturale che ha un determinato genere musicale in un preciso contesto storico e geografico.
4. Il fattore maggiormente soggettivo riguarda associazioni extramusicali che vengono evocate dall’ascolto (ricordi, aspettative, emozioni).
La musica riesce ad influenzare la performance sportiva seguendo in ordine gerarchico i quattro fattori così come menzionati.
Uno dei maggiori esperti in merito è il dottor Costas Karageorghis ed è a lui che dobbiamo il maggior numero di ricerche scientifiche.
Nello scorso decennio Korageorghis e Terry hanno dimostrato come i principali benefici della musica- umore migliore, controllo dell’eccitazione, ridotta percezione dello sforzo, migliore acquisizione di abilità motorie, dissociazione da sentimenti di dolore e affaticamento – siano determinati dai quattro fattori di cui sopra.
Come possono queste capacità essere condizionate dalla musica portando ad un incremento della performance (che sia in allenamento o durante una competizione)?
Vediamole una ad una.

La Dissociazione
Durante l’esercizio, la musica riesce a restringere l’attenzione, facendo sì che la mente si allontani dalle sensazioni di affaticamento.
La musica abbassa la percezione di sforzo e promuove stati emotivi positivi. Si pensa addirittura che la musica possa essere vista come una forma di “droga legale” capace di aumentare la performance sportiva.
Aspetti positivi dell’umore come vigore ed euforia sembrano emergere, mentre vengono mitigati quelli di tensione, depressione e rabbia.

Questi effetti si manifestano solo per esercizi di intensità bassa o moderata.
Per sforzi molto elevati la percezione di fatica annulla l’impatto della musica e i processi fisiologici (come la frequenza respiratoria e l’accumulo di acido lattico) prendono dominanza.
Ad elevata intensità incrementa la sensazione esperienziale: la musica fa sì che il duro allenamento sembri più divertente, e permette al cervello di modellare diversamente i sintomi di affaticamento (Bishop e Karageorghis, 2007).
L’Attivazione o Arousal
Le ricerche hanno evidenziato la presenza di uno stretto rapporto tra l’attivazione psicobiologica (o Arousal) e la riuscita di una buona prestazione.
Per Arousal si intende quindi il livello di «allerta» che prepara mente e corpo ad affrontare un determinato compito.

Tramite l’attivazione emotiva e fisiologica la musica può essere utilizzata prima di una competizione o di un training di allenamento come stimolante o come sedativo.
Gli atleti utilizzano musica movimentata per attivarsi e generi più soft per rilassarsi. Il ritmo incide sulla regolazione della attivazione: ci si attiva in base alla velocità dei brani.
Alcuni studiosi hanno sottoposto un gruppo di nuotatori agonisti a differenti tecniche di rilassamento musico-terapeutico con lo scopo di verificare come tali tecniche possano contribuire alla modificazione del livello di attivazione generale in vista di una prestazione sportiva.
Lo studio è stato realizzato monitorando giornalmente i parametri fisiologici della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, oltre alla somministrazione dei questionari State-Trait Anxiety Inventory (un test utilizzato per la valutazione soggettiva dell’ansia) e all’ E.P.Q.-r (un questionario che delinea abitudini e tratti del carattere del soggetto in esame).
Si voleva dimostrare come la musicoterapia rappresenti un buon metodo di “frenatura” e di compensazione dell’eccesso di attivazione quando presente, ed in ultima analisi, della riduzione dell’ansia.
Leggendo i “self report” degli atleti si è potuto riscontrare che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti: molti di loro, infatti, hanno riferito di aver sperimentato uno stato di rilassamento psicofisiologico nel corso del trattamento.
L’intero campione sottoposto a musicoterapia ha riportato il maggior numero di differenze significative dell’andamento dei valori registrati nel corso delle varie fasi della ricerca, sia per quanto riguarda la variabile psicologica dello “Stato d’ansia”, sia per la Frequenza Cardiaca, ed in parte, per la Pressione Arteriosa Sistolica.
È stata quindi dimostrata l’influenza della musicoterapia sull’intero sistema neurofisiologico dell’uomo.
Alla luce dei risultati emersi, infine, viene confermata la stretta correlazione tra i parametri fisiologici quali la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e quelli psicologici quali lo “Stato d’ansia” nelle variazioni dello stato di “Arousal” dell’organismo.

La Sincronizzazione
-Haile Gebrselassie, famoso corridore sulle lunghe distanza, è passato alla storia per aver sincronizzato il suo passo sulle note della celebre canzone “Scatman” battendo il record mondiale dei 10.000 metri.
Dimostrazione di come l’effetto benefico della musica aumenta ancora di più quando i movimenti eseguiti seguono il ritmo di una canzone.

Gli studi dimostrano che musica e movimento sincronizzati aumentano i livelli di performance.
Questo avviene soprattutto per attività come la corsa, il ciclismo e le attività aerobiche in palestra. Il tempo musicale riesce a regolare il movimento ed allungare la durata della performance.
I movimenti sincronizzati con la musica rendono la prestazione più efficiente e più resistente. Al contrario la musica usata come semplice sottofondo perde quasi totalmente di effetto.

L’Acquisizione di Abilità Motorie
La musica permette una maggiore coordinazione e un migliore movimento nello spazio.
In particolare, la musica aiuta nel migliorare un’attività che prevede una certa ripetitività di alcuni movimenti: in un certo senso scandisce la tempistica corretta e aiuta a ritrovare equilibrio e coordinazione.
Grazie alla musica e alla scelta di un preciso testo è possibile rinforzare alcuni gesti della tecnica sportiva, incitando l’atleta.
Inoltre la musica può rendere l’ambiente più divertente ed incrementare la motivazione intrinseca ad apprendere.
Il Raggiungimento dello Stato di Flow
Tutte le precedenti scoperte portano come naturale implicazione il fatto che la musica può aiutare ad entrare nello stato di Flow, «quello stato in cui l’atleta è così immerso in ciò che sta facendo, che tutto il resto sembra non avere importanza ..» ossia di totale immersione, attenzione e concentrazione, necessaria ad ottenere la migliore prestazione possibile.
Questo stato mentale è definito spesso come “auto-pilota” in cui mente e corpo si trovano una specie di stato di trans.
Un bravo coach riesce a far ricreare questo stato mentale in allenamento grazie all’effetto della musica, per poterne replicare l’effetto benefico anche nelle gare, quando la musica non c’è più.

Alla luce delle recenti ricerche scientifiche è stato dimostrato che il monitoraggio di parametri fisiologici e psicologici tramite la musica può essere di estrema utilità all’atleta per poter controllare e gestire a proprio favore condizioni psicofisiologiche che risulterebbero altrimenti inadeguate per la propria performance.
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Lidia Maggio Studentessa X WOMAN Academy